PALAZZO BOMBICCI STROZZI
8MANI
mostra collettiva
d’arte contemporanea
a cura di Marco Testa
con la collaborazione di Asli
Bicakci
22-27 maggio 2012
Firenze
- Corso Tintori 21
Comunicato stampa
Sotto l’Alto Patronato del Presidente della
Repubblica e del Ministero dei Beni Culturali, con i Patrocini del Comune e
della Provincia di Firenze, e della Regione Toscana.
Il 22 maggio 2012, in occasione della terza edizione del Florence Design Week, presso la “Sala
rosa” di Palazzo Bombicci Strozzi, si inaugura la prima edizione di “8MANI
project”, a cura di Marco Testa.
Il progetto ha lo scopo di promuovere la cultura e l’espressione
artistica emergente turca in Italia.
8MANI è un progetto che promuove una Turchia cosciente del proprio
passato e della propria storia, e che riesce a proporsi con forme e linguaggi
contemporanei nel contesto internazionale del Florence Design Week con il tema “Connecting Time”.
Ismail Acar, Faruk Bil, Nur Gokbulut, Cemile Kaptan, Batya Kebudi,
Yasemin Lumali, Irem Senemoglu, Seray Vural sono le otto personalità
artistiche, selezionate fra quelle iscritte al progetto 8MANI, che con lavori
di pittura, grafica digitale, gioielleria, ceramica, installazione e video
portano la cultura turca a confrontarsi in un contesto come quello
dell’INTERNATIONAL ART EXPO FOR FLORENCE DESIGN WEEK 2012.
Note sugli artisti
L’iperrealismo
pittorico di Ismail Acar sembra non
essere sufficiente. L’artista sente la necessità di andare oltre l’icona del Semazen che volge le spalle all’astante,
introducendo l’elemento concettuale della scrittura braille, in cui descrive
ciò che è rappresentato. Magritte (1898-1967) negava con le parole scritte
l’oggetto raffigurato in “Ceci n’est pas une pipe”; Hokusai Katsushika
(1760-1849), in un’incisione che appartiene all’ottavo libro dei manga,
rappresenta dieci ciechi che tentano di misurare un elefante, in cui l’animale
diviene simbolo del conoscibile. Le affinità con l’opera di Acar sembrano
condividere il pensiero per cui l’uomo può conoscere soltanto una parte di
realtà tangibile, affidandosi alla metafisica per l’inconoscibile.
L’opera
“POLIS-POLY-POLI City, Plurality, Inheritance” di Faruk Bil nasce con un intento esplicitamente concettuale per
interpretare il tema del “Connecting time”, inteso come conflitto tra chi vuole
una rottura con il passato e chi invece vuole mantenere il legame con esso. Se
l’approccio concettuale è reso sotto forme simboliche, il linguaggio è
dichiaratamente POP. L’utilizzo della tecnica e la molteplicità del frame che
si ripete ne sono un esempio. La grafica digitale permette sovrapposizioni e
interazioni: le campiture monocrome degli sfondi bianco, verde, viola e rosso
assumono significati simbolici peculiari in relazione con gli altri elementi. I
titoli dei quattro quadri “I have plans for this afternoon”, What time is it?”,
“I’m Lost!” e “Tomorrow?” interagiscono con i colori, alternando affermazioni
alle domande. I neri reticoli che ricostruiscono porzioni della pianta del
Monastero della Chiesa Myreleon di Istanbul (simbolo di stratificazioni
culturali e temporali) divengono meandri in cui la donna che passeggia mentre
parla al telefono sembra perdersi. L’artista Bil evoca, nella sua opera, le
contraddizioni della società e dei poteri che la rappresentano, senza
rinunciare a un’interpretazione ironica della questione.
L’astrazione
circolare dell’artista Nur Gokbulut
insiste nel segno che diviene disegno, poi lettera e infine scrittura. La
“meridiana ottomana” diviene simbolo e sintesi in un impianto “architettonico” in
cui il tempo è scandito dall’ombra che diviene forma: esile struttura
inscritta in una cornice elicoidale,
elemento simbolico di vita eterna che torna spesso nelle sue opere. L’inizio e
la fine che si rincorrono, dunque, il “Connecting time” tra storia e presente,
in cui ci si rifugia con deboli certezze, legati forse da archetipi ancestrali.
Il
video di Cemile Kaptan “46 minutes - from Chios to
Cesme” è il “Connecting time” dall’isola alla terra ferma, dalla Grecia alla
Turchia, dall’Occidente all’Oriente. Tra le tante leggende si vuole che Chios
sia l’isola in cui è nato Omero e Cesme,
in italiano, significa “sorgente”. La moltitudine di collegamenti mentali fra
queste due realtà è lasciata allo spettatore, che guarda soltanto ciò che le
separa: il mare. Mare profondo, potente, unico protagonista, elemento vivo di
congiunzione fra due culture; mare che le lambisce entrambe, facilitandone
l’osmosi. In fondo la distanza temporale è relativa: solo 46 minuti.
I
gioielli di Batya Kebudi giocano con
colori e simboli mischiando sacro e profano. Il logo del brand si accosta al
simbolo religioso, senza contrapposizione perché tutti “simboli della vita”. Il
design pulito e accattivante propone in chiave contemporanea l’idea del
talismano. Dichiara infatti la stessa Batya Kebudi: “… credo che i miei pezzi
porteranno fortuna a tutti coloro che li indosseranno”.
Estremamente
interessante il lavoro di Yasemin Lumali,
in cui l’artista utilizza la tradizione mitologica di Kybele, la Divinità
Madre, per un’opera che assume caratteristiche onirico-simboliche. L’utilizzo
della tecnica pittorica acrilica su collage di carta esalta l’espressività
coloristica dell’opera. Il volto capovolto guarda intensamente l’astante,
generando un intimo colloquio in cui la profondità dell’azzurro si insinua
fluttuante come un pensiero. Terra, fuoco, aria e acqua: tutti gli elementi
della Natura sono presenti nei colori e nelle forme, trovando armonia nella
presenza di Kybele. Per Yasemin Lumali la storia letta con il fascino della
mitologia è il “Connecting time”, il mezzo con cui l’individuo può far
coincidere il pensiero con le emozioni, per essere un uomo contemporaneo
realmente libero da pregiudizi culturali.
Irem Senemoglu ha una formazione di interior designer e la sua
ricerca strettamente artistica trova proprio nel design una dichiarata
contaminazione. La sua opera si compone di vari materiali, che si assemblano e
si sovrappongono a elementi pittorici creando effetti di trasparenze. La sua
astrazione rispecchia, in realtà, la condizione delle città contemporanee in
forte espansione dove le sovrapposizioni tra passato e presente talvolta celano
o svelano, si accostano o invadono. L’abilità dell’artista è nel ponderare
sapientemente le forme e i colori, dosando gli elementi alla ricerca di un
equilibrio tra pieni e vuoti, che spesso risulta stabile per quelle campiture
monocrome capaci di dare forza e solidità a ciò che apparirebbe fragile.
La
ceramica di Seray Vural riproduce in
forme sintetiche il contrasto fra natura e uomo. L’eleganza del contrasto
cromatico trova forza in un design dalle forme morbide, che richiamano comunque
alla natura. Questa, quando viene addomesticata, rimane comunque fluida, libera
dalle costrizioni aritmetiche. La geometria delle forme e delle linee non
diviene mai elemento rigido strutturale. Gli elementi umani come la sacca
portafrecce 'Sadak', usata dai soldati durante le guerre, o la decorazione delle
piastrelle Cintemani, divengono, per l’artista,
compromesso tra reale e irreale, fra pensiero e fantasia momento di
connessione fra passato e presente.
Informazioni utili
Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica
e del Ministero dei Beni Culturali,
Patrocini : Comune e Provincia di Firenze, Regione Toscana
Artisti: Ismail Acar, Faruk Bil, Nur
Gokbulut, Cemile Kaptan, Batya Kebudi, Yasemin Lumali, Irem Senemoglu, Seray
Vural
A cura di Marco Testa
con la collaborazione di Asli
Bicakci
Indirizzo: Palazzo Bombicci
Strozzi - Sala Rosa
Corso Tintori 21, Firenze
Inaugurazione: 22 maggio
2012, ore 18.00
Durata: 22-27 maggio 2012
Orario: martedì-domenica, 11:00-18:00
Ingresso libero
E-mail: info@immaginae.com
Tel.: (+39) 055-265.81.3

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