lunedì 25 giugno 2012

Opportunità



Lunedì 25 giugno 2012, alle ore 19,00 la Galleria 64ROSSO, inaugura la mostra Opportunità a cura di Marco Testa in collaborazione con Asli Bicakci. Venti artisti dalla Turchia, dal Belgio, dall’Italia e dalla Spagna con opere di pittura, scultura, di fotografia e grafica digitale, propongono i propri percorsi artistici dando l’opportunità di un confronto sull’arte contemporanea a Firenze.


Comunicato stampa

Firenze è da sempre stata centro di flussi e d'incontri, ha promosso con “fertilità creativa” il dialogo delle arti proponendosi, nell’immaginario collettivo, come simbolo di una città che nell’arte offre stimoli e opportunità. Se questo è stato vero nel passato altre città internazionali sembrano essere i nuovi fulcri per l’arte contemporanea. Eppure tutti i grandi artisti passano per Firenze ed è forse proprio il suo passato che diviene impulso propositivo per il contemporaneo. La Galleria 64ROSSO si è sempre adoperata affinché nuovi linguaggi artistici si confrontassero con quelli più consolidati nel tempo, per ritrovare quel fil rouge che unisce la storia al presente anche fosse solo per contrasto. Nata nella via di Firenze dove l’antiquariato ha sempre regnato, ha sperimentato pionieristicamente, con diversi curatori e partnership, mostre volte ad affermare il valore dell’arte contemporanea e del design, previlegiando artisti emergenti del panorama internazionale.
In un paese immobilizzato, dove i grandi musei di arte contemporanea soffrono la pesante scure dei tagli economici imposti da logiche internazionali, in una Firenze che talvolta sembra distratta dalle problematiche di sopravvivenza delle gallerie d’arte contemporanea, la Galleria 64ROSSO con la mostra Opportunità vuole offrire a venti artisti internazionali la possibilità di mostrare, ad un pubblico che fruisce una città d’arte come Firenze, i propri percorsi espressivi.

Ayla Aksoyoğlu, nei suoi quadri, predilige lo studio coloristico per evocare con gestualità espressionista figure mitologiche e simboliche del passato che ci appartiene.
Alessia Angelucci sceglie la sua poetica scultorea, imperniata sull’armonia, utilizzando la tecnica raku. I tipici riflessi metallici e di cavillatura accentuano il valore di contrasto della materia insieme solida e fragile, come le figure femminili rappresentate.
Caterina Ciuffetelli infonde vita e vitalità a piccoli segni calligrafici, che ora si stagliano, ora si conformano, variando nel tempo, nella luce, nei colori. Quei segni sono parole infrante, note sospese, quel che resta di un linguaggio fatto di gesti e pause. La sua ricerca archeologica nasce dallo sforzo di ritrovare i mezzi espressivi, che consentano di comunicare le nostre emozioni e ridare loro dignità.
Filiz Öztürk Doğan è la scultrice che osa. Le figure umane fuori asse sfidano le leggi della statica come volessero fuggire da quell’unico punto che le trattiene ma che permette loro anche di non precipitare nel vuoto. La presenza nelle sue sculture bronzee di elementi di congiunzione naturali, come porzioni di legni, rafforzano l’idea di quanta precarietà vi sia nell’uomo sempre teso a vincere equilibri instabili in un mondo sempre più incerto.
La poetica di Burcin Erdi, nelle sue opere pittoriche, si palesa in ambienti conviviali dove gli azzurri e i verdi si confondono nei bruni rievocando atmosfere serali. Le figure divengono fantasmi e al tempo stesso protagonisti di quei racconti di cui s’immagina la trama. Delicate velature si sovrappongono come le storie raccontate di cui s’intuiscono i bisbigli divenendo già il ricordo di un presente.
L’astrazione circolare dell’artista Nur Gokbulut insiste nel segno che diviene disegno, poi lettera e infine scrittura. La “meridiana ottomana” diviene simbolo e sintesi in un impianto “architettonico” in cui il tempo è scandito dall’ombra che diviene forma e dunque realtà. L’esile struttura è inscritta in una cornice elicoidale, elemento simbolico di vita eterna che torna spesso nelle sue opere.
Silla Guerrini mostra la sicurezza adolescenziale nello sguardo di sfida che ammalia e allo stesso tempo inquieta per la sua estrema vulnerabilità. La sua pittura riesce sempre a cogliere le emozioni trovando il punto di rottura da una mera pittura realistica nell’astrazione coloristica.
Asli Sinman Kutluay racchiude in se le discipline pittoriche e scultoree trasferendole al design. Un esile tondino di ferro insegue le forme di una figura umana creando un gioco di ombre riflesse sul muro che riecheggiano il dripping e i leggeri graffiti delle sue pitture. L’artista ha grandi intuizioni ed elevate qualità espressive che libera in una ricerca fluida intenta a non provocare fratture.
Estremamente interessante il lavoro di Yasemin Lümalı, in cui l’artista utilizza la tradizione mitologica di Kybele, la Divinità Madre, per un’opera che assume caratteristiche onirico-simboliche. L’utilizzo della tecnica pittorica acrilica su collage di carta esalta l’espressività coloristica dell’opera. Il volto capovolto guarda intensamente l’astante, generando un intimo colloquio in cui la profondità dell’azzurro si insinua fluttuante come un pensiero. Per Yasemin Lümalı la storia letta con il fascino della mitologia è il mezzo con cui l’individuo può far coincidere il pensiero con le emozioni, per essere un uomo contemporaneo realmente libero da pregiudizi culturali.
Le sculture di Calogero Marrali si materializzano in un’atmosfera POP, nel “feticcio” per antonomasia della scarpa: un accessorio, che assume il valore di supporto per un racconto. L’ironia di Keith Haring trova nuova linfa per un linguaggio che utilizza la favola e la satira in un mondo tutto da scoprire ma che facilmente si può riconosce essere quello che ci circonda.
Le sculture in terracotta di Lisa Nocentini, una tra le più interessanti personalità artistiche della scultura in ceramica del panorama italiano contemporaneo, raccontano con un linguaggio surreale il reale. E tanto più questo diviene inenarrabile per la sua banalità e crudezza, tanto più nasce la necessità di metafore o parabole per comprenderlo e rappresentarlo.
Il linguaggio pittorico di Asli Özok elabora, in forme surreali e simboliche, dinamiche concettuali espresse con una tecnica ad olio dal tratto iperrealista. Codici a barre divengono barriera, marchio, e al tempo stesso valore, commerciale e di riconoscimento, marchio di un mondo che è ormai divenuto solo merce. Il banco di pesci che rompe le barre del codice, non è altro che il bisogno dell’umanità spersonalizzata che vuole liberarsi dalla società dei consumi che si è costruito intorno per ritrovare la propria identità.
I disegni rielaborati digitalmente da Giuseppe Petrilli, colgono l’aspetto più conturbante della vita: quello ludico e sensuale del mondo femminile.  Questo è caratterizzato formalmente dall’immaginario collettivo maschile, nelle forme prorompenti della Pin-up, in cui nasconde nei suoi tratti, quell’idea universale di leggerezza necessaria per affrontare la quotidianità come se fosse una vacanza.
Joaquín González Quino realizza, nelle sue opere pittoriche, “geometrie alternative”  cogliendo in quei tetti, che divengono triangoli, l’atmosfera di un paese dimenticato. Una pittura attenta, raffinata che coglie le sfumature luministiche per rivelare l’armonia che si nasconde dietro la geometria delle forme.
Irem Senemoglu ha una formazione di interior designer e la sua ricerca strettamente artistica trova proprio nel design una dichiarata contaminazione memore dell’opera mondriana a cui si aggiungono vari materiali, che si sovrappongono a elementi pittorici creando effetti di trasparenze. La sua astrazione rispecchia, in realtà, la condizione delle città contemporanee in forte espansione dove caotici assemblaggi tra passato e presente talvolta celano o svelano, si accostano o invadono lo spazio.
Luc Standaert, si affaccia al mondo esplorando strade non ancora percorse. Ma come chi guarda da una vecchia finestra tutto verrà filtrato daii segni del tempo. Attraverso la polvere s’individuano stadi infantili, momenti di frattura, punti limpidi ed altri meno. Come da una finestra, cerca di trovare una strada ancora non percorsa, un proprio percorso nel mondo che offra almeno un’opportunità.
Mariarosaria Stigliano rende fluido il segno della sua pittura e il colore diviene liquido, suggerendo suggestioni di un mondo fluttuante, proprio della società che Zygmunt Bauman chiamerà “Liquida”, in cui le architetture urbane sovrastano le figure umane che divengono fragili ricordi impressi nella memoria.
Le opere di Roberta Ubaldi nascono da una profonda ricerca tecnica ed introspettiva. La materia della lamiera, ossidata creando suggestive atmosfere materiche che rispecchiano quelle interiori. Trovare un nuovo senso a questa mutazione senza però dimenticare ed è così che da quelle ossidazioni materiche riaffiorano ricordi, memorie, anime di cui riusciamo a respirare l’alito vitale, poiché noi stessi ne facciamo parte.
Giovanni Oscar Urso è artista sensibile, pronto a cogliere, e talvolta esasperare le contraddizioni della realtà contemporanea. La sua attenzione verso il mondo femminile, nella serie fotografica “la donna indipendente”, è un modo per denunciare alcune peculiarità divenute comuni nella nostra società, ove seduzione e erotismo sono espressione di una sorta di narcisismo sociale.
Ahmet Yeşil coglie il valore della libertà dell’astrazione riproducendo pittoricamente il “vincolo” per eccellenza: la corda. Una corda che lega, intrappola, costringe ma che può essere pure un’opportunità di fuga e di libertà.

Marco Testa


Informazioni utili
Titolo: Opportunitò. Collettiva di Arte Contemporanea                                           
A cura di:  Marco Testa in collaborazione con Asli Bicakci
Artisti: Ayla Aksoyoğlu, Alessia Angelucci, Caterina Ciuffetelli, Filiz Öztürk Doğan, Burcin Erdi, Nur Gökbulut, Silla Guerrini, Asli Sinman Kutluay, Yasemin Lümalı, Calogero Marrali, Lisa Nocentini, Asli Özok, Giuseppe Petrilli, Joaquín González Quino, Irem Senemoğlu, Luc Standaert, Mariarosaria Stigliano, Roberta Ubaldi, Giovanni Oscar Urso, Ahmet Yeşil
Luogo: Galleria 64ROSSO
Via Maggio, 64r - 50125 Firenze
Inaugurazione: 25 giugno 2012 ore 19.00
Durata: 25 – 30 giugno 2012                                           
Orario:  11:00/13:00—15.30/19.30
Ingresso: Libero                                                                  
Informazioni: Tel.  (+39) 3466420206

sabato 26 maggio 2012



Galleria del Palazzo Coveri
WOMEN’S
mostra collettiva d’arte contemporanea
a cura di Marco Testa
23 maggio – 1 giugno 2012
Firenze - Lungarno Guicciardini, 19

Comunicato stampa

Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica del Ministero dei Beni Culturali, con i Patrocini del Comune e Provincia di Firenze,  Regione Toscana.
Dal 23 maggio al 1 giugno 2012, in occasione della terza edizione del “Florence Design Week”  la Galleria del Palazzo Coveri ospiterà WOMEN’S a cura di Marco Testa.                                                                                    La collettiva d’arte contemporanea presenta 13 artisti - Akiko Chiba, Angelo Barile,  Calogero Marrali, Eleonora Spezi, Enrico Grasso, Giuseppe Petrilli, Ina Nikolic, Lisa Nocentini, Luloloko, Mariarosaria Stigliano, Meri Tancredi, Silla Guerrini, Vania Elettra Tamconfrontando linguaggi culturali ed espressivi diversi come la pittura, la scultura, la grafica, la performance e l’installazione, sul tema dell’universo femminile.                                                                                                                                                            Durante la vernice, PERFORMANCE di Ina Nikolic “Face”

                                                                                                                                                           

Testo critico

Quando il reale è inenarrabile, si può solo mostrare il surreale.
Professioniste, persone comuni, adolescenti, mature, frivole, profonde, ogni donna è espressione di un mondo ricco di sfumature diverse, spesso contraddittorie.  Il punto di vista maschile, talvolta, coincide con quello femminile, ma spesso ne diverge assumendo aspetti paradossali. Esistono donne che reagiscono agli stereotipi consolidati nel tempo, stratificati nella società, eppure il conformarsi sembra inevitabile. D’altronde Einstein era convinto che fosse più facile rompere l’atomo che un pregiudizio. Nonostante tutto, l’universo femmineo resta magmatico, irrefrenabile, inarrestabile: la sua continua, veloce evoluzione sembra talvolta persino un’involuzione. Stacanoviste sul lavoro, ma sempre pronte a trovare spazio per un vezzo. Compagne e avversarie, succubi e dominanti, “esibizioniste” e ritrose, protagoniste nella società ma spesso dalla società discriminate. Il razionale e l’irrazionale, tutto e il contrario di tutto.
La mostra Women’s, ospitata dalla Galleria del Palazzo Coveri per il Florence Design Week 2012, vuole esplorare l’universo femminile con gli occhi di 13 artisti.
Le raffinate incisioni alla “maniera nera” della giapponese Akiko Chiba guidano in un viaggio introspettivo nella società contemporanea facendo emergere la forma, che diviene emozione, dal buio dell’anima di chi non si conforma e subisce l’esclusione.
Le deformazioni prospettiche nelle opere pittoriche di Angelo Barile, invece, toccano l’emisfero ludico infantile, caratterizzato dagli estremi contrapposti di malizia e ingenuità: donne dominatrici e “angiolotti” si sovrappongono a “reginelle” dagli sguardi maliziosi.
Le sculture di Calogero Marrali si materializzano in un’atmosfera POP, nel “feticcio” per antonomasia della scarpa: un accessorio, che assume il valore di supporto per un racconto.
Eleonora Spezi trova la sua forza espressiva nella tecnica dell’incisione, contaminata ora con l’acquarello ora con il collage. L’aspetto onirico trova concretezza nella memoria di donne, che hanno lasciato un’orma nella storia di ognuno di noi.
La pittura di Enrico Grasso si focalizza in quella perfetta simmetria di forma e colore che è propria dell’universo femminile e insinua ironicamente che, anche sotto la dichiarata mascolinità dell’uomo, si possono nascondere le forme sensuali della femminilità, infrangendo così fragili certezze.
I disegni rielaborati digitalmente da Giuseppe Petrilli colgono l’aspetto più conturbante del mondo femminile: un mondo che, se rispecchia l’immaginario collettivo maschile nelle forme prorompenti della pin-up, nasconde nei suoi tratti quell’idea universale di leggerezza, necessaria per affrontare la vita come una vacanza.
Ina Nikolic, nella sua performance, “Face”,  scava negli stereotipi di femminilità alla ricerca della propria identità, fino a far riemergere la dignità di donna e non quella di una sua icona.
Le sculture in terracotta di Lisa Nocentini, una tra le più interessanti personalità artistiche della scultura in ceramica del panorama italiano contemporaneo, raccontano con un linguaggio surreale il reale. E tanto più questo diviene inenarrabile per la sua banalità e crudezza, tanto più nasce la necessità di metafore o parabole per comprenderlo e rappresentarlo.
Il congolese Luloloko sperimenta tecniche e linguaggi, contaminando le origini con il contemporaneo; memore delle avanguardie artistiche, si proietta oltre la materia affinché il colore divenga insieme forma e idea.
Mariarosaria Stigliano rende fluido il segno della sua pittura e il colore diviene liquido, suggerendo suggestioni di un mondo fluttuante, proprio della società che Zygmunt Bauman chiamerà “liquida”: le architetture urbane sovrastano le figure umane, che divengono fragili ricordi impressi nella memoria.
L’installazione concettuale di Meri Tancredi contrappone la leggerezza delle idee alla pesantezza delle parole a loro connesse, spesso logorate da un uso improprio del linguaggio che il tempo inesorabilmente condiziona.
Il trittico Farfallina di Silla Guerrini è un’installazione scultoreo-pittorica complessa e articolata, che racconta in tre distinti momenti l’illusione adolescenziale, l’affermazione giovanile e il disincanto della donna cosciente.
L’ironia nelle opere pittoriche di Vania Elettra Tam trascina inevitabilmente il pensiero verso il mondo femminile, quale è ritratto nella fortunata serie televisiva Desperate housewives, dove l’alienante quotidianità è scavalcata con giocose ed esasperate acrobazie. Meglio ancora, tuttavia, alla sua arte si potrebbe riferire quanto Almodovar disse delle sue Donne sull’orlo di una crisi di nervi: «Una commedia sofisticata, molto sentimentale. Qualunque stramberia appare verosimile se implica dei sentimenti. L’emozione sentimentale è sempre il miglior veicolo per raccontare qualunque storia. E l’allegria, ovviamente, lo stavo dimenticando. Perché da una commedia, di qualunque tipo essa sia, deve traspirare allegria».
Ogni artista utilizza gli elementi dell’ironia, della sensualità, della melanconia, del sogno, e forse anche gli incubi dell’alienazione, e li muta in simboli e in codici, per raccontare in forme estreme la vita ordinaria, stimolando una chiave propositiva di cambiamento attraverso il paradosso. Tentare di comprendere il mondo femminile è per le stesse donne impresa spesso non facile. È come interpretare un sogno: immergersi e fluttuare in un universo surreale.
Marco Testa
Informazioni utili
Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica del Ministero dei Beni Culturali
Patrocini : Comune e Provincia di Firenze,  Regione Toscana
Collaborazione : Florence Design Week
Titolo: Women’s. Collettiva di Arte Contemporanea                                              
Artisti: Akiko Chiba, Angelo Barile,  Calogero Marrali, Eleonora Spezi, Enrico Grasso, Giuseppe Petrilli, Ina Nikolic, Lisa Nocentini, Luloloko, Mariarosaria Stigliano, Meri Tancredi, Silla Guerrini, Vania Elettra Tam- 
A cura di:  Marco Testa
Indirizzo:Galleria del Palazzo Coveri.
Palazzo Coveri - Lungarno Guicciardini,19 - 50125 Firenze
Inaugurazione: 23 maggio 2012 ore 18.00
Performance: nell’ambito dell’inaugurazioni “Face “ di Ina Nikolic
Durata: 23 maggio – 1 giugno 2012                                             
Orario:  11:00/13:00—15.30/19.30 (chiuso lunedì)
Ingresso: Libero                                                                
Informazioni: Tel.  (+39) 055 281044                                                                        

8MANI







PALAZZO BOMBICCI STROZZI
8MANI
mostra collettiva d’arte contemporanea
a cura di Marco Testa
con la collaborazione di Asli Bicakci
22-27 maggio 2012
Firenze - Corso Tintori 21

Comunicato stampa

Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e del Ministero dei Beni Culturali, con i Patrocini del Comune e della Provincia di Firenze, e della Regione Toscana.
Il 22 maggio 2012, in occasione della terza edizione del Florence Design Week, presso la “Sala rosa” di Palazzo Bombicci Strozzi, si inaugura la prima edizione di “8MANI project”, a cura di Marco Testa.                                                                                    

Il progetto ha lo scopo di promuovere la cultura e l’espressione artistica emergente turca in Italia.
8MANI è un progetto che promuove una Turchia cosciente del proprio passato e della propria storia, e che riesce a proporsi con forme e linguaggi contemporanei nel contesto internazionale del Florence Design Week con il tema “Connecting Time”.
Ismail Acar, Faruk Bil, Nur Gokbulut, Cemile Kaptan, Batya Kebudi, Yasemin Lumali, Irem Senemoglu, Seray Vural sono le otto personalità artistiche, selezionate fra quelle iscritte al progetto 8MANI, che con lavori di pittura, grafica digitale, gioielleria, ceramica, installazione e video portano la cultura turca a confrontarsi in un contesto come quello dell’INTERNATIONAL ART EXPO FOR FLORENCE DESIGN WEEK 2012.



Note sugli artisti                                                                                                                       


L’iperrealismo pittorico di Ismail Acar sembra non essere sufficiente. L’artista sente la necessità di andare oltre l’icona del Semazen che volge le spalle all’astante, introducendo l’elemento concettuale della scrittura braille, in cui descrive ciò che è rappresentato. Magritte (1898-1967) negava con le parole scritte l’oggetto raffigurato in “Ceci n’est pas une pipe”; Hokusai Katsushika (1760-1849), in un’incisione che appartiene all’ottavo libro dei manga, rappresenta dieci ciechi che tentano di misurare un elefante, in cui l’animale diviene simbolo del conoscibile. Le affinità con l’opera di Acar sembrano condividere il pensiero per cui l’uomo può conoscere soltanto una parte di realtà tangibile, affidandosi alla metafisica per l’inconoscibile.

L’opera “POLIS-POLY-POLI City, Plurality, Inheritance” di Faruk Bil nasce con un intento esplicitamente concettuale per interpretare il tema del “Connecting time”, inteso come conflitto tra chi vuole una rottura con il passato e chi invece vuole mantenere il legame con esso. Se l’approccio concettuale è reso sotto forme simboliche, il linguaggio è dichiaratamente POP. L’utilizzo della tecnica e la molteplicità del frame che si ripete ne sono un esempio. La grafica digitale permette sovrapposizioni e interazioni: le campiture monocrome degli sfondi bianco, verde, viola e rosso assumono significati simbolici peculiari in relazione con gli altri elementi. I titoli dei quattro quadri “I have plans for this afternoon”, What time is it?”, “I’m Lost!” e “Tomorrow?” interagiscono con i colori, alternando affermazioni alle domande. I neri reticoli che ricostruiscono porzioni della pianta del Monastero della Chiesa Myreleon di Istanbul (simbolo di stratificazioni culturali e temporali) divengono meandri in cui la donna che passeggia mentre parla al telefono sembra perdersi. L’artista Bil evoca, nella sua opera, le contraddizioni della società e dei poteri che la rappresentano, senza rinunciare a un’interpretazione ironica della questione.

L’astrazione circolare dell’artista Nur Gokbulut insiste nel segno che diviene disegno, poi lettera e infine scrittura. La “meridiana ottomana” diviene simbolo e sintesi in un impianto “architettonico” in cui il tempo è scandito dall’ombra che diviene forma: esile struttura inscritta  in una cornice elicoidale, elemento simbolico di vita eterna che torna spesso nelle sue opere. L’inizio e la fine che si rincorrono, dunque, il “Connecting time” tra storia e presente, in cui ci si rifugia con deboli certezze, legati forse da archetipi ancestrali.

Il video di  Cemile Kaptan “46 minutes - from Chios to Cesme” è il “Connecting time” dall’isola alla terra ferma, dalla Grecia alla Turchia, dall’Occidente all’Oriente. Tra le tante leggende si vuole che Chios sia l’isola in cui è nato  Omero e Cesme, in italiano, significa “sorgente”. La moltitudine di collegamenti mentali fra queste due realtà è lasciata allo spettatore, che guarda soltanto ciò che le separa: il mare. Mare profondo, potente, unico protagonista, elemento vivo di congiunzione fra due culture; mare che le lambisce entrambe, facilitandone l’osmosi. In fondo la distanza temporale è relativa: solo 46 minuti.

I gioielli di Batya Kebudi giocano con colori e simboli mischiando sacro e profano. Il logo del brand si accosta al simbolo religioso, senza contrapposizione perché tutti “simboli della vita”. Il design pulito e accattivante propone in chiave contemporanea l’idea del talismano. Dichiara infatti la stessa Batya Kebudi: “… credo che i miei pezzi porteranno fortuna a tutti coloro che li indosseranno”.

Estremamente interessante il lavoro di Yasemin Lumali, in cui l’artista utilizza la tradizione mitologica di Kybele, la Divinità Madre, per un’opera che assume caratteristiche onirico-simboliche. L’utilizzo della tecnica pittorica acrilica su collage di carta esalta l’espressività coloristica dell’opera. Il volto capovolto guarda intensamente l’astante, generando un intimo colloquio in cui la profondità dell’azzurro si insinua fluttuante come un pensiero. Terra, fuoco, aria e acqua: tutti gli elementi della Natura sono presenti nei colori e nelle forme, trovando armonia nella presenza di Kybele. Per Yasemin Lumali la storia letta con il fascino della mitologia è il “Connecting time”, il mezzo con cui l’individuo può far coincidere il pensiero con le emozioni, per essere un uomo contemporaneo realmente libero da pregiudizi culturali.

Irem Senemoglu ha una formazione di interior designer e la sua ricerca strettamente artistica trova proprio nel design una dichiarata contaminazione. La sua opera si compone di vari materiali, che si assemblano e si sovrappongono a elementi pittorici creando effetti di trasparenze. La sua astrazione rispecchia, in realtà, la condizione delle città contemporanee in forte espansione dove le sovrapposizioni tra passato e presente talvolta celano o svelano, si accostano o invadono. L’abilità dell’artista è nel ponderare sapientemente le forme e i colori, dosando gli elementi alla ricerca di un equilibrio tra pieni e vuoti, che spesso risulta stabile per quelle campiture monocrome capaci di dare forza e solidità a ciò che apparirebbe fragile.

La ceramica di Seray Vural riproduce in forme sintetiche il contrasto fra natura e uomo. L’eleganza del contrasto cromatico trova forza in un design dalle forme morbide, che richiamano comunque alla natura. Questa, quando viene addomesticata, rimane comunque fluida, libera dalle costrizioni aritmetiche. La geometria delle forme e delle linee non diviene mai elemento rigido strutturale. Gli elementi umani come la sacca portafrecce 'Sadak', usata dai soldati durante le guerre, o la decorazione delle piastrelle Cintemani, divengono, per l’artista,  compromesso tra reale e irreale, fra pensiero e fantasia momento di connessione fra passato e presente.
                                  
Informazioni utili
Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e del Ministero dei Beni Culturali,
Patrocini : Comune e Provincia di Firenze,  Regione Toscana
Artisti: Ismail Acar, Faruk Bil, Nur Gokbulut, Cemile Kaptan, Batya Kebudi, Yasemin Lumali, Irem Senemoglu, Seray Vural
A cura di Marco Testa
con la collaborazione di Asli Bicakci
Indirizzo: Palazzo Bombicci Strozzi - Sala Rosa
Corso Tintori 21, Firenze
Inaugurazione: 22 maggio 2012, ore 18.00                
Durata: 22-27 maggio 2012                                           
Orario:  martedì-domenica, 11:00-18:00
Ingresso libero    
Tel.: (+39) 055-265.81.3

mercoledì 9 maggio 2012

CARTON-JAZZ - MARCO NERIERI
















In occasione della decima edizione dell’Ah-Um Milano Jazz Festival, la Galleria Ostrakon ospiterà dal 15 al 20 maggio 2012 CARTONJAZZ - MARCO NERIERI, a cura di Marco Testa.                                                                                   
L’inaugurazione avrà luogo il 15 maggio alle ore 18,30. Alle ore 19,00 si terrà il concerto di Tito Mangialajo Rantzer.

“Il nome della galleria non è riferito a nessuna messa al bando o esclusione, ma al bozzetto, alla freschezza del bozzetto”. Questo è l’incipit con cui il titolare Dorino Iemmi presentava gli spazi espositivi di Ostrakon nel 2009.
L’opera e la ricerca artistica di Marco Nerieri sembrano proprio interpretare il concept della galleria. Specie in questi ultimi lavori su cartone da imballo riciclato, presentati la prima volta a Milano, si accentua l’estemporaneità dei tratti con l’immediatezza di uno schizzo dal segno semplice ma determinante, che caratterizza una ritrattistica schietta e pulita, peculiarità queste comuni al mondo del jazz. I ritratti presentati nella mostra Carton-Jazz perdono il senso di consacrazione dell’immagine, che viene sdrammatizzato dalla collisione di gesti e pose di musicisti e pubblico con gli elementi prestampati che caratterizzano il cartone da imballo. Un marchio pubblicitario diviene parte integrante del ritratto stesso, innescando l’intuitiva constatazione che l’uomo, in quanto consumatore, ormai è parte della merce che fruisce”.
I ritratti si identificano con il loro supporto. Per citare Marshall McLuhan, “il medium è il messaggio”, che diviene simbolo in quanto materia: in un’era in cui tutto è stato sostituito dalla plastica, il medium resta dunque insostituibile. Nerieri sembra ricordarci che il cartone è come l’uomo, apparentemente di poco valore, ma proprio per questo essenziale ed unico.    (Marco Testa)

Informazioni
Collaborazione: Ah-Um Milano Jazz Festival
Titolo: Carton-Jazz
Artisti: Marco Nerieri
A cura di Marco Testa
Luogo: Galleria Ostrakon - via Pastrengo 15, Milano
Vernissage: 15 maggio 2012, ore 18.30
Concerto inaugurale: Tito Mangialajo Rantzer, ore 19,00
Durata: 15-20 maggio 2012
Orario: mar.-sab. dalle 15.30 alle 19.30
Ingresso libero

Ufficio stampa: Lettera 32 Media Relations (info@lettera32.com - mob. 338 9522526)

Galleria Ostrakon
dorino.iemmi@fastwenet.it - Tel.  331 2565640

SOUND IN THE ART - AH-UM MIlano Jazz Festival


Dal 10 al 30 maggio 2012, in occasione della decima edizione dell’Ah-Um Milano Jazz Festival, l’Associazione Sassetti Cultura-L’isola d’Arte ospiterà Sound in the Art, a cura di Marco Testa.
L’inaugurazione avrà luogo nella sede della galleria, il 15 maggio alle ore 18,30, con il concerto di Paolo Botti (viola, banjo, dobro), in solo e con Mariangela Tandoi (fisarmonica) e Betty Gilmore (voce).
I 6 artisti in esposizione (Alfonso Bonavita, Manlio Caropreso, Caterina Ciuffetelli, Francesca Fini, Francisco Goya) permettono il confronto tra linguaggi culturali ed espressivi diversi - come la pittura, la scultura, la grafica, la video-arte - sul tema del suono nell’arte.

SOUND IN THE ART
Sei artisti tramutano in arte visiva l’armonia del suono, anche in forme dissonanti, dove la melodia è fatta di segni e pause, dove la musica è esplicitamente dichiarata o inconsciamente percepita. Il suono si materializza in immagini e le note si celano nella memoria di un’intima melodia. Pittura, scultura, incisione e video-arte, coniugano forme visive con l’epifania di un fonema.
(Marco Testa)


Note sugli artisti

Alfonso Bonavita vive e lavora a Genova. “… le sue figure-non figure in realtà non sono che entità che recitano a soggetto e le campiture dei suoi quadri non sono che la rappresentazione di una realtà oggettiva. Le ingombranti, goffe, indistinte masse in movimento che popolano le sue opere e affollano lo spazio in modo invasivo, impersonale, inutile non sono che parodie dell’esistente”. (Da Beatrice Buscaroli: “Es-Empio”)
Manlio Caropreso pittore e artista multimediale. Vive e lavora a Malta e Milano.
Caterina Ciuffetelli infonde vita e vitalità a piccoli segni calligrafici, che ora si stagliano, ora si conformano, variando nel tempo, nella luce, nei colori. Quei segni sono parole infrante, note sospese, quel che resta di un linguaggio fatto di segni e pause. La sua ricerca archeologica nasce dallo sforzo di ritrovare i mezzi espressivi, che consentano di comunicare le nostre emozioni e ridare loro dignità.
Francesca Fini È video artista, live media & body art performer. “Disegno con il colore digitale ma anche con il suono, perché il movimento della mia mano sulla tavoletta viene tracciato e trasformato in suono da un sintetizzatore. La penna grafica diventa la bacchetta di un direttore d'orchestra che dirige e modula strumenti virtuali, in perfetta sinestesia con le macchie di colore che attraversano i corpi delle ballerine. (Da Francesca Fini).
Francisco Goya Uno dei più grandi pittori spagnoli (1746-1827). L’opera Follia dei tori è una tavola inserita in Desparates, la serie più matura e oscura del maestro, stampata per la prima volta solo nel 1877. Sembra che ogni tavola sia da ricollegare a un proverbio o a un modo di dire reinterpretato dalla visionarietà dell’artista: un ardito quanto improbabile sogno che vede quattro tori impossessati da una frenetica danza.
Allen Jones Nato nel 1937, è entrato tra i grandi della Pop Art negli Anni ‘60 insieme a personaggi di spicco e di successo come David Hockney e Richard Hamilton, artisti che hanno contribuito enormemente a creare la mitica immagine della Swinging London, fatta di creatività, contaminazione di linguaggi e trasgressione intellettuale.

Informazioni utili
Collaborazione : Ah-Um Milano Jazz Festival
Titolo: Sound in the Art. Collettiva d’Arte          
Artisti: Alfonso Bonavita, Manlio Caropreso, Caterina Ciuffetelli, Francesca Fini, Francisco Goya
A cura di:  Marco Testa
Luogo: Associazione Sassetti Cultura - L’isola d’Arte, via Volturno 35, Milano
Inaugurazione: 15 Maggio 2012, ore 18.30
Concerto inaugurale: Paolo Botti (viola, banjo, dobro), in solo e con Mariangela Tandoi (fisarmonica) e Betty Gilmore (voce).
Durata: 10-30 Maggio 2012
Orario:  lun.-ven. 10:30-13:30 / 16.00-19.00 (sabato e domenica su appuntamento)
Ingresso: libero                                               

Ufficio stampa: Lettera 32 Media Relations (info@lettera32.com - mob. 338 9522526)

Associazione Sassetti Cultura - L’Isola d’Arte
Tel.  (+39) 02 69002988                                               
                                                                                                               

mercoledì 22 febbraio 2012

Survivors


In una Babilonia di offerte che questo mondo globalizzato propone, bisogna saper distinguere, occorre essere degli esperti per sopravvivere. Il settore dell’arte contemporanea è fra i più fragili e delicati. Sicuramente la Biennale di Venezia 2011, con tutti i suoi Padiglioni Regionali sovraffollati d’artisti, non ha facilitato a districarsi da ciò che è meritevole d’attenzione e ciò che può essere tranquillamente sorvolato. Troppi interessi economici rendono sempre meno sostenibile l’offerta che giovani artisti emergenti non riescono più a supportare. Troppe fiere in ogni dove, troppi curatori d’arte improvvisati sfruttano, in legittime formule da merchandising (è la pratica di utilizzare un brand o l'immagine di un prodotto noto per venderne un altro), il nome di città o eventi famosi per l’arte contemporanea.

Già Achille Bonito Oliva ha denunciato “il Lavitola del sistema dell’arte” chi come Dipré lusinga artisti sconosciuti per far investire loro fortune economiche in réclame, sul suo personale canale televisivo, che mai nessuno realmente interessato all’arte vedrà. Ciò che stupisce è quando sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica del Ministero dei Beni Culturali, con i patrocini della Regione Toscana, della Provincia e del Comune di Firenze, troviamo un esempio di “sottobosco dell’arte” come la Florence Biennale, sottotitolo: Biennale Internazionale dell’Arte Contemporanea ormai alla sua VIII edizione. La formula del merchandising sembra evidente nell’uso della città di Firenze come per il nome di Biennale: forse sarà casuale la coincidenza temporale con la più rinomata Biennale di Venezia. Tutto legittimo, ovviamente, ma può l’arte sopravvivere a un così massiccio vampirismo speculativo? Forse i grandi nomi, le grandi gallerie ne restano indenni. Chi lavora con l’arte emergente fatica non poco a difendersi da chi mistifica ruoli curatoriali con il semplice “cultore della materia” e che facendo leva su introiti considerevoli per le casse comunali, trovano appoggio e patrocinio di Enti Pubblici.

Nasce così la mostra “Survivors” per Slow design, dove la sostenibilità dell’idea della ricerca, nel valore della materia e della forma, è alla base della filosofia dello spazio espositivo. E’ così che si è voluto inserire in un contesto più ampio di artisti “emergenti” alcuni fra quei pochi di valore, tra i 650 presenti alla Biennale di Firenze, cercando di restituire loro un po’ di dignità, cercando di dar valore al personale lavoro di ricerca espressiva che soltanto in un confronto adeguato potrà distinguersi dalla massa globalizzata di dilettanti ormai imperante in un paese che a fatica distingue il merito dalla fama.


Marco Testa



Survivors

Slow design
via Sdrucciolo del Pitti 13r - Firenze
25 febbraio – 3 marzo 2012
Vernissage venerdì 24 febbraio ore 18.00
Ingresso libero
Orario: 11.00 / 13.00 – 16.00 - 19.00 
chiuso il lunedì e festivi
Curatori: Marco Testa e Asli Bicakci
Autori: Ayla Aksoyoğlu, Brunella Baldi, Filiz Öztürk Doğan, Tamara Inzaina, Asli Sinman Kutluay, Marco Nerieri, Asli Ozok, Liisa Pankola, Elisabetta Pizzichetti, Luc Standaert, Giovanni Oscar Urso, Ahmet Yeşil
Genere: collettiva arte contemporanea
http://www.slow-design.it/
info@slow-design.it 
+39 055 216758 - +39 055 221673

venerdì 30 dicembre 2011

Orecchie da mercante - Marco Nerieri


Orecchie da mercante
Ritratti su cartone in bella mostra per falsi indiani e luoghi comuni proverbiali.


Luogo: ALTOTASSO
P.zza San Francesco 6/d - 40122 Bologna
dal 14 gennaio al 29 febbraio 2012
Vernissage: Sabato 14 gennaio ore 19.30
Ingresso libero
Orario: 16.30 - 03.00
Curatore: Marco Testa
Autore: Marco Nerieri
Genere: pittura
www.marconerieri.net
info@marconerieri.net
tel: + 39 051 238003





Il 3 gennaio 2012 in occasione della riapertura del locale Altotasso ci sarà una pre inaugurazione alle ore 19.

“Il titolo è riferito alle orecchie da mercante che fa la gente al pub alle richieste d’acquisto di chincaglieria offerta dal venditore ambulante”. Così Marco Nerieri spiega il titolo della mostra che vuole dedicare al pubblico che frequenta i locali serali bolognesi in particolare quello dell’Altotasso in cui sarà allestita l’esposizione delle sue opere. Il locale che propone spettacoli e mostre d’arte, rivolte a un pubblico variegato, è il particolare palcoscenico dove s’incontrano e in qualche maniera si confondono, i venditori ambulanti con i clienti. Un bazar di persone e popoli, di storie e intenti, che si affollano e si concentrano per qualche ora in serenità, oltrepassando i conflitti, trascurando le diversità.
 Mai una mostra come questa nata con uno spirito verosimilmente provocatorio trattato con la lievità di un sorriso, elementi peculiari dell’arte di Marco Nerieri, trova tutta la sua potenza evocativa in un messaggio di comunione tra popoli e culture diverse proprio dopo gli ultimi eventi d’intolleranza che hanno graffiato l’Italia. I protagonisti, distinti tra clienti e ambulanti, sono ritratti su pannelli di cartone, materia semplice ma anche ricca di sorprendenti prestazioni, una volta scatole utili a contenere della ”merce”. Entrambi messi alla pari, sullo stesso supporto, trattati con l’immediatezza di un segno semplice ma determinante, che caratterizza una ritrattistica schietta e pulita.
 Il ritratto, così trattato, perde il suo senso di consacrazione dell’immagine edonistica dell’uomo, sdrammatizzato dalla collisione, sovrapposizione e talvolta compensazione con gli elementi prestampati che caratterizzano il cartone da imballo. Un marchio pubblicitario diviene parte integrante del ritratto stesso, innescando l’intuitiva constatazione che l’uomo, consumatore o venditore che sia, ormai è parte della “merce” che fruisce. Marco Nerieri, corregge con un sorriso la funzione del ritratto in quanto espressione narcisistica dell’estetica umana. Gli strappi del supporto svelano la vera essenza del ritratto in tutta la sua ironica fragilità. La volontà dell’artista di rendere poco distinguibili i ritratti del venditore da quello del cliente, porta ad annientarne le distinzioni, accomunandone gli intenti: in fondo tutti stiamo vendendo qualche cosa, chi un accendino, chi una storia, chi un ricordo, chi una collanina.
Marco Nerieri vuole rompere gli schemi di una logica che, nel luogo comune del quotidiano, fa percepire l’ambulante come una seccatura, un’invadenza da cui dobbiamo difenderci con fantasiosi stratagemmi.
Il venditore che nonostante il nostro volto si scuota in senso di diniego, prova con un sorriso non solo a rifilare paccottiglia cinese, fazzoletti da naso o improponibili calzini, prova forse soltanto a interagire con la società di cui è parte integrante. Quel sorriso che chiede di dedicare pochi istanti di tempo, quella richiesta di poche monete, per una rosa che si sa appassirà nel momento in cui sarà donata, provoca, nella nostra spesso monotona quotidianità, una fantastica attitudine alla drammaturgia. Chi non ha mai oltrepassato con lo sguardo fingendo di vedere il niente, atteggiandosi come fossimo rapiti da un pensiero importantissimo pur di evitare un incontro diretto con lo sguardo di un ambulante? Una volta venuti in contatto verbale con un ambulante, si è spinti a trovare interesse del loro paese di origine. Allora sì che vogliamo sapere tutto sul cibo, sui costumi, sugli animali, quasi volessimo distogliere l’attenzione dall’iniziale proposta di vendita e dimostrare che i veri venditori di fumo siamo noi.
Quindi venditori ambulanti anche noi come loro… forse anche più esperti. Questo sembra suggerirci Marco Nerieri con le sue opere, tutti indispensabili gli uni dagli altri, perché tutti in fondo uguali. I ritratti dei venditori e dei clienti s’identificano con il loro supporto: “Il medium è il messaggio” citando Marshall McLuhan, che diviene simbolo in quanto materia che, in un’era in cui tutti i materiali sono stati sostituiti da plastiche, resta insostituibile. Marco Nerieri, sembra ricordarci, che il cartone è come il venditore ambulante apparentemente disprezzabile, “di poco valore”… ma proprio per questo essenziale, unico come ciascuno di noi.
Marco Testa