Orecchie da mercante
Ritratti su cartone
in bella mostra per falsi indiani e luoghi comuni proverbiali.
Luogo:
ALTOTASSO
P.zza
San Francesco 6/d - 40122 Bologna
dal
14 gennaio al 29 febbraio 2012
Vernissage:
Sabato 14 gennaio ore 19.30
Ingresso
libero
Orario:
16.30 - 03.00
Curatore:
Marco Testa
Autore:
Marco Nerieri
Genere:
pittura
www.marconerieri.net
info@marconerieri.net
tel:
+ 39 051 238003
Il 3 gennaio 2012 in occasione della riapertura del locale Altotasso ci
sarà una pre inaugurazione alle ore 19.
“Il titolo è riferito alle orecchie da mercante che fa la gente al pub
alle richieste d’acquisto di chincaglieria offerta dal venditore ambulante”. Così
Marco Nerieri spiega il titolo della mostra che vuole dedicare al pubblico che
frequenta i locali serali bolognesi in particolare quello dell’Altotasso in cui
sarà allestita l’esposizione delle sue opere. Il locale che propone spettacoli
e mostre d’arte, rivolte a un pubblico variegato, è il particolare palcoscenico
dove s’incontrano e in qualche maniera si confondono, i venditori ambulanti con
i clienti. Un bazar di persone e popoli, di storie e intenti, che si affollano
e si concentrano per qualche ora in serenità, oltrepassando i conflitti,
trascurando le diversità.
Mai una mostra come questa nata con uno
spirito verosimilmente provocatorio trattato con la lievità di un sorriso,
elementi peculiari dell’arte di Marco Nerieri, trova tutta la sua potenza
evocativa in un messaggio di comunione tra popoli e culture diverse proprio
dopo gli ultimi eventi d’intolleranza che hanno graffiato l’Italia. I
protagonisti, distinti tra clienti e ambulanti, sono ritratti su pannelli di
cartone, materia semplice ma anche ricca di sorprendenti prestazioni, una volta
scatole utili a contenere della ”merce”. Entrambi messi alla pari, sullo stesso
supporto, trattati con l’immediatezza di un segno semplice ma determinante, che
caratterizza una ritrattistica schietta e pulita.
Il ritratto, così trattato, perde il suo senso
di consacrazione dell’immagine edonistica dell’uomo, sdrammatizzato dalla
collisione, sovrapposizione e talvolta compensazione con gli elementi
prestampati che caratterizzano il cartone da imballo. Un marchio pubblicitario
diviene parte integrante del ritratto stesso, innescando l’intuitiva
constatazione che l’uomo, consumatore o venditore che sia, ormai è parte della
“merce” che fruisce. Marco Nerieri, corregge con un sorriso la funzione del
ritratto in quanto espressione narcisistica dell’estetica umana. Gli strappi
del supporto svelano la vera essenza del ritratto in tutta la sua ironica
fragilità. La volontà dell’artista di rendere poco distinguibili i ritratti del
venditore da quello del cliente, porta ad annientarne le distinzioni, accomunandone
gli intenti: in fondo tutti stiamo vendendo qualche cosa, chi un accendino, chi
una storia, chi un ricordo, chi una collanina.
Marco Nerieri vuole rompere gli
schemi di una logica che, nel luogo comune del quotidiano, fa percepire
l’ambulante come una seccatura, un’invadenza da cui dobbiamo difenderci con
fantasiosi stratagemmi.
Il venditore che nonostante il
nostro volto si scuota in senso di diniego, prova con un sorriso non solo a
rifilare paccottiglia cinese, fazzoletti da naso o improponibili calzini, prova
forse soltanto a interagire con la società di cui è parte integrante. Quel
sorriso che chiede di dedicare pochi istanti di tempo, quella richiesta di
poche monete, per una rosa che si sa appassirà nel momento in cui sarà donata,
provoca, nella nostra spesso monotona quotidianità, una fantastica attitudine
alla drammaturgia. Chi non ha mai oltrepassato con lo sguardo fingendo di
vedere il niente, atteggiandosi come fossimo rapiti da un pensiero
importantissimo pur di evitare un incontro diretto con lo sguardo di un
ambulante? Una volta venuti in contatto verbale con un ambulante, si è spinti a
trovare interesse del loro paese di origine. Allora sì che vogliamo sapere
tutto sul cibo, sui costumi, sugli animali, quasi volessimo distogliere
l’attenzione dall’iniziale proposta di vendita e dimostrare che i veri
venditori di fumo siamo noi.
Quindi venditori ambulanti anche
noi come loro… forse anche più esperti. Questo sembra suggerirci Marco Nerieri
con le sue opere, tutti indispensabili gli uni dagli altri, perché tutti in
fondo uguali. I ritratti dei venditori e dei clienti s’identificano con il loro
supporto: “Il medium è il messaggio”
citando Marshall McLuhan, che diviene simbolo in quanto materia che, in un’era
in cui tutti i materiali sono stati sostituiti da plastiche, resta
insostituibile. Marco Nerieri, sembra ricordarci, che il cartone è come il
venditore ambulante apparentemente disprezzabile, “di poco valore”… ma proprio
per questo essenziale, unico come ciascuno di noi.
Marco Testa
